M o u n t a i n
La montagna e la fotografia sono sempre state fortemente legate tra loro, fin dalla nascita di quest’ultima.
La passione per l'ambiente montano mi ha sempre spinto, durante una escursione, a cercare di “portare con me” questi attimi vissuti fra le crode non solo dentro il cuore, ma anche dentro una fotocamera, per cercare di condividere le sensazioni e le emozioni che lo scenario alpino e dolomitico mi risveglia, un ambiente naturale unico e allo stesso tempo molteplice, nel suo mutare delle stagioni, nel continuo variare delle luci, nello straordinario divenire della vita che circonda questi luoghi incantevoli.
Il mio approccio alla montagna parte da un profondo rispetto, per l'ambiente e le persone che lo abitano. Un camminare in punta di piedi, per raccogliere silenzi che arricchiscono l'anima.
Robert Adams, fotografo statunitense, sostiene che “occorre tempo per dare forma allo spazio”.
E' una frase che risuona spesso in me, mentre mi reco in luoghi mai visti o luoghi già visitati.
Esiste una differenza tra l'azione del "guardare" e del "vedere" un paesaggio, esattamente come tra l'ascoltare ed il comprendere una frase.
Qui sta la differenza tra un'immagine ed una fotografia: l'immagine nasce dall'incontro tra la realtà e la propria immaginazione, e viene interpretata attraverso l'apparecchio fotografico.
Per ottenere questo, occorre avvicinarsi alle montagne, osservarle con attenzione per conoscerle e comprenderle, capirne le forme, le ombre e le luci, che cambiano continuamente, a seconda dell'ora del giorno e delle stagioni; occorre aspettare le giuste condizioni meteorologiche, perché il cielo e le nuvole, nella loro danza ininterrotta, creino una sorta di armonia con le cime sottostanti.
L'emozione ci coglie quando tutti questi aspetti si amalgamano alla perfezione, e solo allora l'immagine diventa "nostra", perché riesce a rappresentare un luogo come lo percepiamo.
Perciò credo sia possibile dare una interpretazione personale ad un luogo solo dopo averlo conosciuto bene, e per fare questo ci vuole tempo.
Il non lasciare traccia del proprio passaggio è una condizione che ritengo essenziale, sia da un punto di vista etico che del risultato fotografico. L'atto del camminare, in un sentiero, in un bosco, il percorrere una via alpinistica, generano un movimento regolare, un fluire armonico, musicale, un ritmo lento, che passo dopo passo scrive una storia che stimola tutti i nostri sensi: tatto, udito, odorato, ancora prima della vista, dove tutto poi converge.
Con la mia interpretazione della fotografia di montagna cerco di creare una trascrizione melodica di tutto questo.
La passione per l'ambiente montano mi ha sempre spinto, durante una escursione, a cercare di “portare con me” questi attimi vissuti fra le crode non solo dentro il cuore, ma anche dentro una fotocamera, per cercare di condividere le sensazioni e le emozioni che lo scenario alpino e dolomitico mi risveglia, un ambiente naturale unico e allo stesso tempo molteplice, nel suo mutare delle stagioni, nel continuo variare delle luci, nello straordinario divenire della vita che circonda questi luoghi incantevoli.
Il mio approccio alla montagna parte da un profondo rispetto, per l'ambiente e le persone che lo abitano. Un camminare in punta di piedi, per raccogliere silenzi che arricchiscono l'anima.
Robert Adams, fotografo statunitense, sostiene che “occorre tempo per dare forma allo spazio”.
E' una frase che risuona spesso in me, mentre mi reco in luoghi mai visti o luoghi già visitati.
Esiste una differenza tra l'azione del "guardare" e del "vedere" un paesaggio, esattamente come tra l'ascoltare ed il comprendere una frase.
Qui sta la differenza tra un'immagine ed una fotografia: l'immagine nasce dall'incontro tra la realtà e la propria immaginazione, e viene interpretata attraverso l'apparecchio fotografico.
Per ottenere questo, occorre avvicinarsi alle montagne, osservarle con attenzione per conoscerle e comprenderle, capirne le forme, le ombre e le luci, che cambiano continuamente, a seconda dell'ora del giorno e delle stagioni; occorre aspettare le giuste condizioni meteorologiche, perché il cielo e le nuvole, nella loro danza ininterrotta, creino una sorta di armonia con le cime sottostanti.
L'emozione ci coglie quando tutti questi aspetti si amalgamano alla perfezione, e solo allora l'immagine diventa "nostra", perché riesce a rappresentare un luogo come lo percepiamo.
Perciò credo sia possibile dare una interpretazione personale ad un luogo solo dopo averlo conosciuto bene, e per fare questo ci vuole tempo.
Il non lasciare traccia del proprio passaggio è una condizione che ritengo essenziale, sia da un punto di vista etico che del risultato fotografico. L'atto del camminare, in un sentiero, in un bosco, il percorrere una via alpinistica, generano un movimento regolare, un fluire armonico, musicale, un ritmo lento, che passo dopo passo scrive una storia che stimola tutti i nostri sensi: tatto, udito, odorato, ancora prima della vista, dove tutto poi converge.
Con la mia interpretazione della fotografia di montagna cerco di creare una trascrizione melodica di tutto questo.
Copyright – Le fotografie qui esposte sono protette da copyright ©Daniele Cirelli.
Ogni utilizzo non autorizzato delle stesse verrà perseguito a termini di legge. In caso di necessità di utilizzo contattare l’autore
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